Graz – La traviata review

L’Orchestra Filarmonica di Graz, che suona con precisione, è diretta con molta italianità, brio, verve, drammaticità e sentimento da Matteo Beltrami , che presta abilmente attenzione anche ai cantanti.


La direzione di Matteo Beltrami si muove su un livello alto. Con la Filarmonica di Graz egli dimostra quante arti di differenziazione si accordano con la musica di Verdi. Una direzione viva e cesellata, con meravigliosa regia in fatto di dinamica


Matteo Beltrami guida con sensibilità l’Orchestra Filarmonica di Graz attraverso il dramma musicale, sempre in armonia con i cantanti


Alla riuscita di questo eccellente pomeriggio d’opera in un teatro tutto esaurito ha contribuito anche l’Orchestra Filarmonica di Graz, diretta da Matteo Beltrami. Non appena si sentono le prime note del preludio, quando i suoni delicati, lontani, vitrei degli archi scendono da un’altezza sospesa al suolo come ghirlande di sospiri, si avverte che sta per essere vissuto qualcosa di speciale. E così è: applausi commossi e riconoscenti per una meravigliosa dernière.


Ma il merito principale della forza straordinaria dello spettacolo al quale abbiamo assistito domenica 10 novembre è nella musica di Verdi e nella realizzazione, per noi senza precedenti, che di questa ha saputo concertare e dirigere Matteo Beltrami. I cosiddetti “accompagnamenti” orchestrali, pur senza mai prevaricare il palcoscenico, hanno assunto un rilievo emozionante grazie alla cura dedicata alle figurazioni degli archi, in particolare i violoncelli, e agl’interventi dei fiati, in particolare alcune sottolineature dei corni che generalmente si perdono nell’insieme a discapito di precise indicazioni in partitura. Mozzafiato, ad esempio, il passaggio da mezzopiano a pianissimo nei tre pizzicati all’ingresso di Germont padre nel salone di Flora. Ma la tragedia incombente s’era percepita sin dall’apertura del sipario, con il vortice brillantissimo dell’Introduzione che interrompe senza contraddirlo il senso di rassegnata monotonia della seconda parte del Preludio. Il miracolo che ci si poteva aspettare era del resto già chiaro dal perfetto amalgama degl’impasti tra primo clarinetto e, appunto, i diversi corni poco dopo l’attacco, e sarebbe lunghissimo continuare l’elenco. Lodevole, non tanto per la fedeltà alla lettera quanto perché ha contribuito alla tensione drammatica dell’insieme, il rifiuto di certi allargando piú “d’abitudine” che di tradizione: l’avevamo già notato nel Trovatore diretto da Beltrami a Piacenza del marzo 2023 e per noi costituisce un segno ammirevole, ma anche irrinunziabile d’affinità verdiana. A questo ha contribuito l’eccellente qualità dei Grazer Philharmoniker, non solo correttissimi e disciplinati ma anche esenti da quella rigidità con la quale le orchestre d’Oltralpe affrontano talvolta le partiture delle opere italiane. Non meno efficaci per impatto e precisione, gl’interventi del Chor der Oper Graz preparato da Johannes Köhler. D’altra parte, il direttore genovese ha nuovamente confermato la sua capacità di preparare i cantanti affinché diano il meglio di sé senza volersi imporre ad essi


La produzione presentata per la prima volta nel 2011, era stata ripresa nelle stagioni 2026/17 e
2022/23. Queste ultime e le cinque rappresentazioni della stagione in corso erano affidate alla direzione di
Matteo Beltrami il quale – allora come ora – ha stimolato a prestazioni massime la Filarmonica di Graz.
La visione tanto concentrata del direttore si rispecchiava nell’interpretazione altresì concentrata
dell’orchestra; vorrei sottolineare alcuni momenti dei violoncelli e dei legni richiesti dal direttore per dare
rilievo ad alcuni punti particolarmente intensi (ad esempio nel duetto Violetta-Germont): richiesta brillantemente risolta


“Der neue Merker” n. 413 (novembre 2024)

“LA TRAVIATA” (Graz, 8 ottobre, ripresa)

“…La Filarmonica di Graz che in questa serata suonava ancora meglio che nella prima di “Tannhäuser” la sera precedente, ha superato se stessa. Il direttore Matteo Beltrami guidava con molto sentimento, autentica italianità e senso per la drammaticità attraverso la partitura. Così dovrebbe davvero essere sempre. …” (Walter Nowotny)

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